• Sintema
    Sintema Nasce dall'impegno e dalla passione per lo sviluppo del potenziale umano.
  • Il Counselling
    Il Counselling L'arte di aiutare, rappresenta il cuore della mission di Sintema.
  • Il Potenziale
    Il Potenziale Ogni persona ha dentro di sé e attorno a sé grandi risorse per fronteggiare i compiti e le sfide che la vita le riserva

Progetto e Programma Formativo

La Società Sintema

Sintema è nata nel 1994 dall’incontro di alcuni professionisti attivi nel campo della ricerca, della consulenza e della formazione, coniugando competenze ed appartenenze diverse sviluppate in ambito universitario, nei servizi sociosanitari e educativi, nella cooperazione sociale e nel mondo aziendale. Partecipano a Sintema esperti che hanno una pluriennale esperienza nel campo della formazione di genitori, insegnanti e educatori, della consulenza a coppie e adolescenti in difficoltà, della prevenzione e della cura del disagio giovanile.

La pluralità degli orientamenti professionali che compongono Sintema (psicologi, pedagogisti, sociologi) costituisce un punto di forza della società, perchè consente di offrire al cliente un’ampia gamma di specializzazioni e un approccio interdisciplinare e integrato ai problemi. L’orientamento culturale e lo stile operativo della società sono ben espressi dal suo nome (dal greco sùnthema) che significa connessione, contratto, alleanza ed esprime l’intenzione di offrire al cliente un supporto e un accompagnamento nell’individuazione delle sue esigenze e nella ricerca cooperativa di soluzioni e risposte adeguate.

Sintema si rivolge a istituzioni pubbliche, enti locali, aziende sanitarie, scuole, organizzazioni del Terzo Settore e aziende private. Le nostre prestazioni riguardano in particolare la conduzione di progetti complessi, il cambiamento organizzativo, la progettazione e la valutazione di attività e servizi, la gestione e lo sviluppo delle risorse umane, la definizione della propria cultura organizzativa, gli investimenti sulla qualità, la realizzazione e il monitoraggio di processi formativi di crescita professionale.


Nel 2013 è nata "Sintema di Luigi Regoliosi Sas" che prosegue la tradizione operativa della società nata nel 1994.

 

Le aree di intervento e la rete.

Le aree principali di lavoro sperimentate in questi anni da Sintema riguardano un particolare:

  • i servizi per i minori
  • la scuola
  • gli interventi a sostegno della famiglia e del ruolo genitoriale
  • gli interventi, i progetti e i servizi per adolescenti e giovani
  • le strategie di prevenzione
  • i servizi dell’area penale minorile.

Il nostro impegno professionale ci ha portati a interagire con importanti istituzioni a livello nazionale, regionale e locale, costruendo una rete di relazioni significative, in particolare, con:

  • Il Dipartimento della Giustizia minorile e l’Istituto Centrale di formazione operatori della Giustizia Minorile (sedi di Roma, Castiglione S. e Messina).
  • La Regione Lombardia
  • L'Università degli Studi di Bergamo e l’Università Cattolica di Brescia e di Milano
  • Le Province di Bergamo, Brescia e Lecco
  • L'Ufficio Scolastico Provinciale e la rete delle Scuole pubbliche e private di Bergamo
  • L'Azienda sanitaria locale di Bergamo (Dipartimento dipendenze e Unità operativa Adolescenti)
  • Gli Uffici di piano delle province di Bergamo e Brescia
  • I principali Comuni delle province di Bergamo, Brescia, Milano, Lecco…
  • La curia di Bergamo (Seminario, Uffici oratori e famiglia, Parrocchie e associazioni).
  • L'O.d.l. (coordinamento oratori lombardi), la Caritas, il CNCA, la Fict…
  • I consorzi di Cooperative sociali (a livello nazionale e locale).

 



Il counselling.

Tra le forme privilegiate d’intervento adottate da Sintema un posto di rilievo è occupato senz’altro dal counselling, proposto come strumento d’elezione nei nostri progetti di prevenzione del disagio giovanile, praticato nella implementazione e gestione di sportelli d’ascolto per genitori e adolescenti nella scuola e nel territorio, promosso attraverso l’organizzazione di specifici itinerari formativi per insegnanti, educatori, operatori sociali.

Quando, nel 2006, abbiamo conosciuto l’esistenza della Scuola di counselling professionale dell’Associazione Donna e Madre, diretta da Marino Catella e riconosciuta dal C.N.C.P., è stato dunque naturale, per noi, concepire l’idea di dare vita anche a Bergamo ad una edizione di questa Scuola, per offrire agli operatori del nostro territorio l’opportunità di formarsi all’esercizio di questa importante competenza. E’ iniziata così una esperienza di “Scuola triennale” che avuto come ente titolare l’Associazione Donna e madre e come ente partner nell’attuazione la Società Sintema, e che ha dato vita a tre cicli formativi, coinvolgendo in tutto una cinquantina di allievi (psicologi, educatori, insegnanti, assistenti sociali, operatori sanitari…). 

Nel 2008, sollecitata dalle molte richieste che le provenivano dal nostro territorio e da diverse parti d’Italia, Sintema ha deciso di istituire un “Centro servizi psicopedagogici per la scuola, la famiglia e il territorio” (C.S.P.), che raccoglieva in sé e metteva a disposizione tutte le prestazioni e le competenze che oggi il nostro team – grazie anche alla stretta collaborazione con la Scuola di counselling – era in grado di offrire.

Il C.S.P. ha offerto  i propri servizi a singoli, coppie, gruppi di genitori, bambini, adolescenti, operatori nel settore psico-socio-educativo (in particolar modo insegnanti e educatori) che si rivolgevano privatamente al Centro per accedere a un colloquio di counselling, ad una osservazione psicopedagogica, ad una consulenza professionale, o per partecipare a incontri formativi, supervisioni, a esperienze di laboratorio o di gruppo che il Centro ha programmato periodicamente.

Inoltre il C.S.P. ha interagito  con Scuole, Comuni, Ambiti, Province, Parrocchie, Associazioni, che richiedevano interventi da realizzare presso le proprie sedi, modulati e definiti in base alle esigenze specifiche espresse dalla realtà locale (interventi di accompagnamento e formazione per insegnanti, percorsi nelle classi, cicli di incontri per genitori, sportelli di counselling per minori e adulti…). Nel 2009 la Società Sintema ha ricevuto l’incarico, da parte dell’ Azienda Sanitaria Locale di Bergamo, di promuovere il coordinamento, la formazione e la supervisione degli operatori (psicologi e insegnanti) impegnati negli “sportelli d’ascolto” attivi presso tutte le scuole secondarie di secondo grado della provincia di Bergamo.

Alla luce di tutte queste esperienze, e incoraggiati dalle positive risposte raccolte nel nostro territorio, nel 2009 abbiamo assunto in prima persona la responsabilità di gestire una Scuola di counselling professionale fortemente radicata nella realtà bergamasca, mantenendo uno stretto riferimento alle indicazioni del C.N.C.P. ed un rapporto di confronto e scambio con le altre Scuole ispirate allo stesso modello.

Da queste intenzioni è nato il progetto che verrà illustrato nelle pagine seguenti, che dal 2013 ha come ente titolare "Sintema di Luigi Regoliosi sas". In questo stesso anno è stata approvata la Legge n.4 del 14 gennaio 2013, che dà importanti indicazioni per la regolamentazione delle scuole di formazione. 



Il Programma Formativo

1. Le premesse: Il counsellor.

Il nostro programma formativo si basa su una definizione di counselling come: “Intervento interpersonale nel quale due o più persone condividono sapere ed esperienze atte a creare le condizioni perché la persona che chiede aiuto scelga e decida in modo informato e autonomo di attivare comportamenti, pensieri e modi di sentire che soddisfino le intenzioni e le aspettative costruttive di vita proprie e degli altri.” (Scilligo, 2007 – CNCP).
E’ una definizione significativa perché configura il counselling come una relazione d’aiuto basata sulla condivisione, e finalizzata ad “aiutare l’altro ad aiutarsi”. La figura del Counsellor è vista nello specifico come il ruolo di chi opera in momenti di passaggio (transizioni) segnati da compiti evolutivi o educativi di particolare impegno, ovvero nelle situazioni di crisi o di difficoltà che si possono presentare durante il normale progredire del ciclo di vita.

Il counsellor non svolge attività psicoterapeutica. E' un professionista dell'aiuto, e la sua figura è regolata dalla Legge 4 del 2013.
Nella tavola sottostante indichiamo le principali aree di impegno che possono richiedere competenze di counselling.

TAV. 1. Aree di impegno del counsellor

Scuola e Università.

  • Interventi sui problemi degli allievi (orientamento, difficoltà di apprendimento, problematiche relazionali e affettive…)
  • Sostegno e supervisione degli insegnanti
  • Accompagnamento processi di integrazione e intercultura.

Famiglia.

  • Sostegno alla comunicazione di coppia
  • Mediazione
  • Sviluppo competenze genitoriali
  • Supporto alla famiglia e a tutti i soggetti affidatari

Contesto sanitario.

  • Prevenzione
  • Supporto al personale sanitario nella comunicazione di diagnosi
  • Sostegno in situazioni di crisi (dopo il trauma)
  • Fronteggiamento di gravi malattie
  • Preparazione alla inabilità e alla morte

Contesto lavorativo.

  • Superamento stress, burn out
  • Sostegno in caso di mobbing
  • Gestione conflitti

Assistenza sociale.

  • Aiuto nella soluzione di problemi pratici
  • Problemi di integrazione e intercultura
  • Formazione e supervisione volontari.

 

N.B.: Il counselling è una forma di intervento originale, distinto dal trattamento psicologico e dalla psicoterapia. 

2. La figura professionale.

Zucconi (2007) afferma che un professionista può definirsi tale se è in grado di “professare” realmente i fondamenti che lo identificano, operare cioè “in scienza e coscienza” avendo sempre di fronte a sé l’obiettivo primario di tutelare e promuovere gli interessi del suo cliente Il professionista delle relazioni di aiuto deve orientarsi in base a quattro coordinate di riferimento:

  • Gli orientamenti etici
  • La capacità di contatto con se stesso
  • La capacità di contatto profondo con il cliente
  • Il paradigma di riferimento (metodo)

 

 

2.1. Gli orientamenti etici e la loro applicazione al codice deontologico della professione.

Tra gli autori che ci hanno maggiormente influenzato nel dare forma al nostro progetto di Scuola c’è sicuramente Martin Buber (1993) e la sua ‘filosofia dialogale’. La relazione – per Buber - non è soltanto una caratteristica dell’essere umano, ma “il costitutivo stesso della persona” “La persona diventa tale nella misura in cui si apre all’alterità” L’Io si coglie come ”essere in relazione con” La relazione è possibile se rispetta due diversi movimenti: porsi a distanza e entrare in relazione. Stabilire una relazione non implica l’annullamento della propria soggettività La reciprocità che lega l’Io al Tu dà vita allo spazio educativo della ‘noità’, vero e proprio luogo d’incontro, di comunicazione, di manifestazione di sé, di comprensione, di accoglienza, di progettualità. E, a proposito della formazione dell’operatore, lo stesso Buber afferma: “Il punto di Archimede da cui partire per sollevare il mondo è la trasformazione di me stesso” Gli fa eco Maria Zambrano : “a tutti noi occorre disnascere (desnacer) per provare a rifare la nostra nascita: occorre un nuovo nascere che è un nuovo essere al mondo, un diverso modo di costruire e pensare la storia”.

 

2.2. La capacità di contatto con se stessi

Per ‘saper essere’ sono necessarie buone capacità di: -

  • Autoconsapevolezza del proprio livello di congruenza, disposizione e voglia di confrontarsi con gli altri.
  • Contatto con i propri valori ed il senso della propria esistenza.
  • Capacità di imparare dagli errori, di conoscere i propri limiti e punti di forza, di chiedere aiuto nel bisogno.
  • Entusiasmo e motivazione per la propria professione, voglia di apprendere dall’esperienza.

 

 

2.3. La capacità di contatto profondo con il cliente

Rifacendoci alla lezione di Carl Rogers, richiamiamo qui le attitudini che dovrebbero caratterizzare un professionista della relazione di aiuto:
Non-direttività

“per consentire all’altro di essere diverso da me e poter accettare lo stesso esercizio del pensiero divergente in tutte le sue espressioni all’interno di una modalità ovviamente assertiva (…) è necessario un elevato livello di autostima e di maturità personale” Rogers

Comprensione e considerazione positiva incondizionata:

“Uno dei sentimenti più gratificanti che io conosca- ed una delle esperienze che meglio promuovono la crescita della persona- sorge dall’apprezzare un individuo nello stesso modo in cui si apprezza un tramonto. Le persone sono altrettanto meravigliose quanto i tramonti se io le lascio essere ciò che sono(…) Così, apprezzare o amare ed essere apprezzato o amato è sperimentato come qualcosa che favorisce la crescita della persona”. Rogers

Autenticità

“Essere autentici poggia sul difficile compito di essere in contatto con l’esperienza che fluisce e si modifica momento per momento dentro di sé” Simeone

Ascolto attivo

“Comprende l’attenzione, l’osservazione, l’ascolto vero e proprio, la facilitazione dell’espressione altrui” Egan

Empatia

“allargare la propria esperienza, renderla capace di accogliere il dolore, la gioia altrui, mantenendo la distinzione tra me e l’altro” Bollea

 

 

2.4. Il paradigma di riferimento.

Tra gli eccessi del pedagogismo (l’origine dello sviluppo è esclusivamente esogena) e dello psicologismo (l’origine dello sviluppo è esclusivamente endogena), la nostra Scuola sceglie di praticare una via intermedia (approccio psicopedagogico).
La scelta di un approccio ‘meticcio’ è risultata particolarmente significativa in un’epoca contrassegnata da complessità. Scegliere l’approccio psicopedagogico significa mettere in dialogo due discipline, superando gli arroccamenti autoreferenziali. Questo ci rimanda all’importanza di fare rete tra professioni e servizi diversi. Nessuno è in grado da solo di rispondere a tutto il bisogno dell’altro. Non c’è la pretesa di ‘salvare’ l’altro (guarigione), ma nemmeno ci si limita ad ‘assistere’ l’altro (mantenimento): ci si impegna ad accompagnare un processo di cambiamento.
Gli autori e i modelli che abbiamo posto alla base della nostra proposta formativa sono:

  • Carl Rogers: “L’approccio centrato sulla persona” - Definisce la posizione e il ruolo del counsellor nella relazione di aiuto
  • Robert Carkhuff: “L’arte di aiutare” - Propone le tecniche e le procedure del colloquio di counselling
  • Eric BerneAnalisi transazionale” - Propone un sistema di lettura e analisi del funzionamento psichico del cliente e del counsellor.

 



3. Il progetto formativo.

In base alle indicazioni del C.N.C.P. alla nostra Scuola possono partecipare allievi che abbiano i seguenti requisiti:

  • titolo di studio corrispondente almeno alla licenza di scuola superiore, accompagnato da significative esperienze in campo sociale e educativo;
  • diploma universitario o equipollente (infermiere, assistente sociale,  educatore professionale e simili);
  • laurea in qualsiasi indirizzo, con una attenzione privilegiata alle scienze umane
  • laurea e abilitazione all’insegnamento.

L’apertura della Scuola ad una utenza così eterogenea postula l’impegno di dare corpo ad un background comune, che abiliti l’operatore alla gestione di un ruolo complesso, che richiede conoscenze in campo sociopsicopedagogico e una dimestichezza col sistema dei servizi e con l’organizzazione sociale del territorio.

 

 

3.1. L’idea di formazione e il setting.

Partiamo da alcune definizioni di formazione, raccolte all’interno della letteratura sull’argomento:

  • fare formazione significa intervenire in maniera finalizzata ed organizzata sulla cultura professionale di individui e gruppi, attraverso la metodologia dell’apprendimento consapevole (Bruscaglioni, 1991)
  • il mondo della formazione può essere descritto come campo di attività educative extra/post formali che
    • si rivolgono a soggetti adulti già impegnati nella (o da avviare alla) vita professionale
    • hanno come referente (diretto o indiretto) il mondo del lavoro e delle organizzazioni
    • si propongono, nei concreti contesti in cui vengono realizzate, finalità di apprendimento che riguardano al tempo stesso le dimensioni cognitive, esperienziali e relazionali degli attori implicati (Lipari, 1995)
  • formazione come costruzione narrativa di significato, che mobilita e innesta processi di cambiamento individuale ed organizzativo ( Scaratti, 1998).

L’approccio formativo pone al centro del processo di apprendimento non tanto il formatore, quanto il gruppo dei formandi. Non esiste, in questo caso, solo un ‘sapere già dato’, di cui il formatore sarebbe l’esclusivo depositario, ma un “imparare dell’esperienza” che nasce dall’interazione di gruppo, di cui il formatore si pone come elemento di facilitazione.

Proprio a partire dal diverso impiego del Gruppo di formazione, si può giungere a una ulteriore distinzione tra i modelli più diffusi:

  • I modelli basati sulla regola dell’autocentramento, all’interno dei quali il gruppo è chiamato a lavorare esclusivamente sul “qui ed ora”, cioè sull’esperienza di rapporto attuale che i membri stanno vivendo tra di loro e con il conduttore, sugli avvenimenti e sulle emozioni che li attraversano. Il ruolo del conduttore consiste, in questi casi, nel favorire l’emergere di tali dinamiche (attraverso la proposta di giochi e simulazioni) e nel facilitare la concettualizzazione degli eventi di gruppo e il loro inserimento in uno schema di riferimento teorico.
  • Si tratta di approcci con una forte caratterizzazione psicopedagogica, particolarmente efficaci per aumentare la consapevolezza delle proprie modalità comunicative e del proprio modo di abitare l’ambiente, sensibilizzare alle relazioni umane, allargare il repertorio dei ruoli giocati, formare il gruppo, sviluppare empatia e senso di appartenenza, alimentare la creatività, rivisitare i propri valori di riferimento, rilanciare la progettualità collettiva.
  • I modelli basati sulla regola dell’eterocentramento, all’interno dei quali il gruppo si costituisce come metafora, e diviene quindi luogo di analisi della professionalità dei formandi: una analisi realizzata attraverso interpretazioni che, a partire da ciò che viene espresso “qui ed ora” nel corso dell’esperienza formativa, riconduce a ciò che avviene “là ed allora”, cioè nella specifica situazione lavorativa di ciascuno dei partecipanti.

L’esperienza del gruppo eterocentrato consente ai partecipanti di rivisitare difficoltà e delusioni incontrate nella pratica lavorativa, e connesse al fatto che nel rapporto con i dati di realtà il proprio progetto professionale incontra blocchi e resistenze. Rispetto a queste difficoltà i formandi hanno la facoltà di ritirarsi, sospendendo le loro attività abituali, per avviare una rielaborazione delle loro modalità di intervento. L’approfondimento che così si persegue è finalizzato allo sviluppo di modalità meno automatizzate e più fertili per rispondere ai problemi e alle difficoltà che si incontrano lavorando.

 

Il modello operativo a cui si ispira la nostra Scuola si propone di coniugare i due diversi approcci (auto e eterocentrato), al fine di sfruttare appieno le potenzialità di entrambi i metodi, contenendo i rischi e aggirando i limiti insiti in ciascuno di essi. Ciò non significa certo applicazione confusiva e spregiudicata contaminazione di metodologie, ma utilizzo duttile e intelligente di diverse modalità di intervento, in rapporto ai destinatari, ai loro bisogni e alle loro risorse, alle loro condizioni di partenza e alla evoluzione del gruppo e dei suoi obiettivi.
Così è pensabile un percorso che prenda l’avvio da momenti di esperienza autocentrata, per poi aprirsi ad una metariflessione che aiuti i partecipanti a declinare quanto appreso nella realtà lavorativa di tutti i giorni; così come è possibile sviluppare un processo formativo eterocentrato, focalizzato su specifiche tematiche lavorative, che sappia però, all’occorrenza, dare vita a spazi autocentranti, nell’ambito dei quali il gruppo si interroga su se stesso e sull’esperienza che sta attraversando.
Il rigore e la competenza professionale dei formatori debbono ovviamente garantire una tutela del gruppo in queste delicate e impegnative transizioni da un setting formativo all’altro.

 

3.2. Chi vogliamo formare.

Un professionista della relazione d’aiuto alla persona, alla coppia e al gruppo familiare. La sua professionalità è il risultato di un periodo di training, di maturazione personale e di acquisizione di tecniche relazionali finalizzate a sviluppare capacità di empatia e di ascolto, con una forte impronta non direttiva, per stimolare negli utenti l’assunzione di decisioni autonome e costruttive, nonché la ri-definizione di eventuali schemi di comportamento disfunzionali.

 

3.3. Impianto generale della formazione.

La proposta formativa della Scuola si muove sulle tre direttrici del SAPERE, SAPER ESSERE E SAPER FARE.

a. SAPERE.

E’ necessario che il Counsellor conosca a grandi linee i diversi modelli psicoterapeutici e di consulenza, e la loro applicazione al singolo e al gruppo, anche allo scopo di imparare a valutare gli elementi che distinguono il trattamento terapeutico da quello consulenziale.
L’aspirante counsellor dovrà acquisire nozioni base di psicologia generale e sociale, di psicopatologia, di pedagogia e di scienze dell’educazione, di diritto e di sociologia della famiglia e dei gruppi sociali. Dovrà possedere adeguate conoscenze sui meccanismi della comunicazione interpersonale, del lavoro di gruppo e di comunità.
E’ infine indispensabile che il consulente impari a confrontarsi con gli orientamenti etici e deontologici che stanno alla base delle professioni d’aiuto, e a riconoscere i diversi sistemi di valore adottati dalle diverse categorie di persone , nelle diverse situazioni e contesti sociali in cui si troverà ad operare, per saper leggere la loro influenza sui comportamenti dei singoli, mettendosi nella condizione di comprendere il mondo culturale del cliente senza assumere atteggiamenti valutativi o prescrittivi.
La Scuola ha predisposto un programma di lezioni teoriche relative alle diverse discipline, distribuite sull’arco dei tre anni di corso.
Le lezioni seguono una metodologia attiva e interattiva, finalizzata a valorizzare le competenze e le esperienze professionali degli allievi, favorendo lo scambio e la condivisione dei saperi.
Abbiamo inoltre previsto momenti di sintesi interdisciplinare, affidati al coordinatore didattico, all’interno dei quali il gruppo dei corsisti è aiutato a ricondurre i diversi contributi disciplinari al tema centrale del counselling e alla costruzione della figura professionale del counsellor.
Agli allievi viene infine indicata ogni anno una bibliografia di testi (obbligatori o consigliati), che sono tenuti a leggere e a riassumere in schede sintetiche al termine di ogni anno di corso.

b. SAPER ESSERE.

Come affermavamo più sopra, il counsellor dev’essere dotato di autoconsapevolezza del proprio livello di congruenza, dei propri valori e dei propri limiti.
Il Counsellor deve imparare a prendere coscienza, a verbalizzare, ad acquisire padronanza delle sue emozioni, dei suoi desideri ed affetti, delle sue idee, dei suoi atteggiamenti e comportamenti.
E’ questa consapevolezza di sé che gli permetterà di esercitare l’empatia nei confronti dei clienti e di utilizzare nel modo più efficace la propria soggettività nella relazione con l’altro.
Strumento fondamentale per questo lavoro su di sé è il “training group” di matrice Lewiniana, all’interno del quale il corsista si trova ad occupare la posizione del cliente, sperimentando nel “qui ed ora” i vissuti legati alla relazione d’aiuto.
Di particolare efficacia è il contesto della “Maratona”, percorso residenziale di due giornate che consente agli allievi di vivere una esperienza intensiva di gruppo autocentrato.
Ai corsisti viene inoltre richiesta l’elaborazione scritta dei propri vissuti relativi all’andamento dei T Group e delle Maratone, che viene inviata ai formatori e può essere oggetto di rielaborazione in incontri di colloquio individuale.

c. SAPER FARE.

Il counsellor deve essere dotato di strumenti e protocolli operativi che gli consentano di intervenire in modo adeguato in diversi contesti (dal colloquio individuale, al lavoro di gruppo, all’intervento di territorio).
L’addestramento al saper fare si fonderà anzitutto su momenti di “Laboratorio”, concepiti come spazi di sperimentazione in cui gli allievi – attraverso simulazioni e giochi di ruolo – hanno la possibilità di mettersi alla prova nell’impiego di tecniche e modelli specifici.
La seconda leva fondamentale per favorire gli a apprendimenti tecnico-operativi è costituita dai TIROCINI, che gli allievi svolgeranno nel corso dei tre anni presso diverse sedi lavorative, svolgendo ruoli di osservazione e sperimentazione sul campo, con il sostegno costante di un tutor nelle vesti di supervisore.



4. L’impianto organizzativo.

4.1. Criteri di ammissione.

In generale, la Scuola si rivolge a tutti coloro che per lavoro (o in ambito di volontariato) sono impegnati nelle relazioni umane. Destinatari privilegiati della Scuola sono psicologi, pedagogisti, assistenti sociali, insegnanti e educatori professionali, infermieri e medici, responsabili delle risorse umane.  
La Scuola inoltre è aperta ad operatori dotati di ampia e documentata esperienza nell’area socioeducativa e sociosanitaria, anche nell'ambito del volontariato, in possesso del diploma di maturità quinquennale.
Pertanto, come già ricordato, i requisiti di ammissione richiesti sono:

  • titolo di studio corrispondente almeno alla licenza di scuola superiore, accompagnato da significative esperienze (almeno 5 anni) in campo sociale e educativo;
  • diploma universitario o equipollente;
  • laurea in qualsiasi indirizzo,  con un attenzione privilegiata alle scienze umane 

Tutti i candidati, prima dell’iscrizione, sosterranno un colloquio preliminare di verifica motivazionale e dei titoli di ammissione (previo invio di un dettagliato curriculum scritto).

 

4.2. Frequenza richiesta.

Gli allievi sono tenuti a frequentare almeno l’80% delle lezioni teoriche e degli incontri di T Group.
Le Maratone sono obbligatorie senza alcuna eccezione. Chi non potesse partecipare per gravi motivi ad uno di esse è tenuto a recuperarla (partecipando ad analogo momento formativo con un’altra classe) prima della conclusione del corso.

 

4.3. Esami e prove scritte.

Al termine del primo gli allievi sono tenuti ad elaborare alcune relazioni scritte sugli argomenti trattati nel percorso formativo e alcune schede riassuntive relative a testi scelti nell’ambito delle bibliografie indicate dalla Scuola.
Come già ricordato, è richiesta anche una sistematica relazione scritta sui propri vissuti riguardanti l’esperienza dei T Group e delle Maratone.
Anche l’esperienza del Tirocinio dovrà essere accompagnata dalla stesura di report consuntivi al termine di ogni anno, che saranno oggetto di confronto con il tutor di riferimento.

Al termine del secondo anno è previsto un esame scritto e orale, per il conseguimento del diploma di primo livello.
Alla fine del terzo anno è prevista la elaborazione di una tesi di 40 cartelle circa, da concordare con un docente e con il tutor di riferimento, su argomenti che riguardino i temi trattati dalla Scuola. La tesi verrà discussa all’interno di un colloquio conclusivo, durante il quale verrà presentata anche l’esperienza di tirocinio, alla presenza di una Commissione costituita da almeno tre figure (formatori, tutor e docenti) dello Staff della Scuola. Dopo la discussione verrà consegnato il diploma di counsellor professionista. 

 

4.4. Staff.

Direttore della Scuola e coordinatore didattico è il prof. Luigi Regoliosi, psicologo, docente di “Scienze dell'educazione” presso l’Università Cattolica di Brescia e formatore CNCP.

Vicedirettore è il dott. Ettore Zambonardi, psicosociologo e formatore CNCP.

Coordinatore dei tirocini è Herbert Bussini. 

 

Formatori:  

dott. Sergio Rota, psicologo, consulente familiare e psicoterapeuta, socio formatore CNCP.

dott. Piercarlo Citerio, educatore professionale e counsellor professionista

dott.ssa Sonia Cucchi, educatrice e counsellor professionista.

dott. Arturo Rota, giornalista e counsellor professionista

dott. Herbert Bussini, insegnante e counsellor professionista

dott.ssa Silvia Riva, psicopedagogista e counsellor professionista

 

Gli altri docenti della sezione teorica e dei laboratori sono stati scelti tra le figure più rappresentative espresse dai servizi e dalle istituzioni del nostro territorio.
Tra questi citiamo:

  • il prof. Ivo Lizzola, preside della Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Bergamo;
  • il dott. Edoardo Algeri, psicologo e psicoterapeuta, responsabile dell’Ufficio pastorale della famiglia della Diocesi di Bergamo e direttore del Consultorio diocesano, con alcuni membri del suo staff;
  • il dott. Claudio Rozzoni, psicologo e psicoterapeuta, dirigente Asl Bergamo.

  

4.5. Sede.

Le lezioni e i T Group si svolgono presso il Collegio S.Alessandro, via Garibaldi 3, Bergamo.

Altri due cicli si svolgono a Cremona e a Darfo Boario Terme.

 

5. Il curriculum formativo

Qui di seguito illustriamo in forma più dettagliata il curriculum formativo, diviso in tre sezioni.

SEZIONE UNO: SAPERE

Le lezioni teoriche.

La formazione alla professione di Counsellor richiede una base di conoscenze teoriche che abilitino l’operatore alla gestione di un ruolo complesso, che richiede conoscenze in campo sociopsicopedagogico e una dimestichezza col sistema dei servizi e con l’organizzazione sociale del territorio.
Il percorso è attinente ad aree ed argomenti ritenuti di essenziale riferimento comune, indispensabili per lo sviluppo di una competenza contenutistica adeguata alle aree operative.
La Sezione si articola in 40 ore di lezione per ciascun anno, organizzate attorno ad alcune aree disciplinari , di cui indichiamo la distribuzione sui tre anni:

DisciplinePrimo annoSecondo annoTerzo anno
La figura professionale del counsellor Presentazione del corso.
Antropologia e filosofia della Scuola.
La formazione al ruolo: il programma.
La figura profes-sionale del consulente familiare.
Principi e metodologia della consulenza familiare come relazione d’aiuto.
Fondamenti epistemologici e metodologici.
Il colloquio di counseling e i suoi diversi ambiti di applicazione.
La gestione dei gruppi come strumento di intervento.
Metodologia d’intervento (transazionale, rogersiano, relazionale-sistemico, neurolinguistico e gestaltico).
Metodologia consultoriale e lavoro di équipe.
Deontologia Dimensioni etiche nella relazione d’aiuto. Il confronto con i diversi sistemi di valore degli utenti.
Psicologia generale Fondamenti di psicologia generale e di psicopatologia.
Psicopedagogia L’approccio psicopedagogico.
L’età evolutiva.
Sviluppo, compiti evolutivi, fattori di rischio e di protezione.
Disagio, disadattamento e devianza.
Strategie, strumenti e tecniche di prevenzione
Psicologia e sociologia della famiglia I legami nella vita di coppia.
La sessualità umana.
Crisi nella relazione coniugale. Patologia della comunicazione.
Consulenza alla coppia
Problematiche legate alla separazione (dalla famiglia di origine, separazione di coppia, separazione da lutto).
Problematiche legate alla contraccezione e all’aborto.
I rapporti genitori-figli. La nascita. La conflittualità in età evolutiva.
I genitori del disabile. Genitori sempre (anche dopo la separazione).
La crisi del ciclo vitale: nascita, morte, allontanamento figli, terza età.
Elementi di psicodiagnosi Disturbi psicologici nell’infanzia e nella adolescenza; infanzia e adolescenza nell’ottica consultoriale
Progettazione sociale La progettazione sociale nel contesto della evoluzione dei servizi; competenze nelle attività di progettazione territoriale.
La valutazione degli interventi
Il lavoro di rete e di comunità Empowerment di comunità; progettazione, gestione e verifica.
Strumenti e tecniche della operatività informatica , telematica e multimediale applicati ai progetti di empowerment e di prevenzione.
La metodologia del self help.
Le aree di bisogno e i servizi. Analisi e conoscenza dei servizi e delle u.d.o. nei diversi settori sociali.
Diritto di famiglia e legislazione minorile Adozione. Affidamento. Consulenza legale. Approccio all’interculturalità
Incontri interdisciplinari Sintesi degli apprendimenti e ripensamento sul ruolo Sintesi degli apprendimenti e ripensamento sul ruolo Sintesi degli apprendimenti e ripensamento sul ruolo

N. TOTALE ORE DI LEZIONE sui tre anni : 120.

Nello svolgimento delle lezioni, i docenti si avvalgono di proiezioni di slides, filmati e della presentazione di casi. Il metodo didattico è attivo e interattivo, e coinvolge gli allievi attraverso simulazioni, esercitazioni e giochi di ruolo. La Scuola ha predisposto un sito internet dove vengono depositati tutti i materiali didattici prodotti dai docenti (dispense, slide, casi trattati) e dagli allievi (schede dei libri), che sono disponibili per consultazione.

SEZIONE DUE : SAPER ESSERE

I Training Group e le Maratone.
E’ la parte più importante del percorso formativo, a sua volta articolata in tre sotto-sezioni:

a. LAVORO SU DI SÉ (primo anno)

L’allievo è guidato a prendere coscienza e ad analizzare i propri vissuti, le proprie mappe di riferimento, gli stati dell’io, le proprie modalità di risposta alle sollecitazioni dell’ambiente.

b. LAVORO SULLE PROPRIE DINAMICHE IN RAPPORTO AGLI ALTRI E AL GRUPPO (secondo anno).

L’allievo è guidato a sviluppare una adeguata competenza relazionale, requisito indispensabile nei rapporti con il “cliente”, sia esso l’interlocutore istituzionale o informale del lavoro di rete, sia esso, più tradizionalmente , la persona o il gruppo coinvolto in una relazione d’aiuto.

c. FORMAZIONE ALLA GESTIONE DEL COLLOQUIO E ALLA RELAZIONE D’AIUTO (terzo anno)

La formazione al colloquio di counselling e alla relazione d’aiuto in un contesto individuale, di coppia o di gruppo utilizza come riferimenti teorici i modelli dell’approccio centrato sulla persona, della Analisi Transazionale e della tradizione del Self-Help. La formazione dei corsisti avviene con le modalità della simulazione e del role-playing..
PERCORSO IN TRAINING GROUP: 120 ore sui tre anni, articolate in incontri seguiti da elaborazione di feed back e di vissuti personali scritti ..
SEMINARI INTENSIVI-MARATONE: 80 ore complessive, articolate in 4 seminari intensivi di due giorni ciascuno, seguiti da elaborazione di feed back e di vissuti personali scritti.

SEZIONE TRE : SAPER FARE

Laboratori esperienziali e tirocinio formativo supervisionato.
E’ la parte del percorso formativo più vicina agli aspetti operativi, alla sperimentazione di procedure, degli strumenti del lavoro consulenziale.
Fa leva su due opportunità di apprendimento guidato: i laboratori e i tirocini.

a. I laboratori esperienziali.

Per l’apprendimento di modelli, strumenti e procedure operative prevediamo un percorso a moduli all’interno dei quali, in un setting formativo impostato come un “laboratorio di ricerca sperimentale”, si condividono con i partecipanti alcuni protocolli di intervento relativi ai diversi oggetti del campo di interesse.
Si alternano momenti in plenaria e sessioni di lavoro di gruppo con simulazioni e giochi di ruolo.
Questa sezione prevede la formazione alle seguenti competenze e l’addestramento sui seguenti moduli :

  • Laboratori di orientamento scolastico e lavorativo
  • Gli sportelli di counselling scolastico
  • Gli sportelli di counselling con genitori
  • Metodi e tecniche di animazione
  • Metodi e tecniche di lavoro in gruppo con gli studenti
  • Educazione all’affettività
  • L’approccio narrativo al singolo e al gruppo
  • Impostazione generale del processo di analisi dei bisogni
  • Metodologia della progettazione sociale
  • Il lavoro di rete e di comunità
  • Modelli di formazione per genitori
  • Formazione e supervisione figure impegnate nelle professioni sociali
  • Metodi e tecniche di prevenzione della dipendenza
  • Metodi e tecniche di prevenzione del maltrattamento e dell’abuso.

Prevediamo 20 ore di laboratorio all’anno, per un totale di 60 ore.

 

b. I Tirocini.

Il TIROCINIO con la sua supervisione formativa è a pieno titolo parte integrante del curriculum studiorum e si attiva fin dal primo anno di corso per un monte di 150 ore annue che concorrono a costituire il monte ore curriculare.
Il tirocinio si espleta all’interno di servizi di volta in volta stabiliti e concordati dalla sede periferica con la sede centrale.
Al monte ore previsto per il tirocinio vanno aggiunte 30 ore annue dedicate a sedute di supervisione di gruppo e di confronto individuale o in sottogruppi con il tutor.
Le attività di tirocinio hanno funzione formativa e rifluiscono anche come materiale di lavoro portato dai corsisti nelle sessioni di training group per essere fatti oggetto di sistematica ripresa in tutti i vari contesti della formazione .

Tabella Riassuntiva sui Tre Anni di Corso
Anno di CorsoLezioni teoricheTraining groupSeminari maratonaLaboratori esperienzialiTirocini e supervis.Totale
Primo anno 40 40 40 20 180 320
Secondo anno 40 40 40 20 180 320
Terzo anno 40 40 40 20 180 320
Totali 120 120 120 60 540 960



6. I rapporti con il territorio e gli sviluppi della Scuola.

In piena coerenza e in linea di continuità con la storia e la tradizione operativa della nostra Società, pensiamo ad una Scuola fortemente radicata sul territorio bergamasco.
Come già ricordato in premessa, questa proposta formativa nasce all’interno di una esperienza pluriennale che ha visto il nostro gruppo muoversi all’interno di una rete di relazioni che coinvolgono l’Università, gli enti locali, le Asl, le scuole, la Chiesa locale e il terzo settore.
Da tutte queste realtà riceviamo stimoli, contribuiti e richieste che arricchiscono il nostro lavoro formativo.
Da queste realtà provengono gli allievi dei nostri corsi, portatori di mondi culturali e di esperienze ricche e multiformi. A queste realtà abbiamo attinto per individuare docenti per le nostre lezioni, che offrono competenza e conoscenza del territorio, dei suoi servizi e dei suoi bisogni. A queste realtà ci rivolgiamo per costruire opportunità di tirocinio, che possono trasformarsi, un domani, in occasioni di lavoro.
In provincia di Bergamo operano già tre Scuole di counselling, due a indirizzo sistemico, e una a indirizzo psicoanalitico, con una forte caratterizzazione in senso clinico.
La nostra proposta è l’unica a fare riferimento alla Psicologia Umanistica, e ad offrire una concreta opportunità formativa a educatori, pedagogisti, insegnanti, che trovano nell’approccio rogersiano un riferimento forte per il lavoro di servizio alla persona.
E’ nostro intento far diventare la Scuola di counselling professionale un ambito di riflessione costante sui temi dell’ascolto, della consulenza e della relazione d’aiuto, offrendo ai nostri allievi e ai servizi nei quali operano occasioni di aggiornamento costante (attraverso l’offerta di seminari, con l’intervento di esperti del C.N.C.P.) e di supervisione (attraverso l’avvio di gruppi di monitoraggio delle esperienze di counselling in corso).

In questi ultimi anni l'esperienza si è estesa, e abbiamo aperto sezioni staccate della Scuola a Cremone e a Darfo Boario Terme (BS). 



7. La prosecuzione del rapporto con gli allievi.

Rispondendo a una precisa richiesta in tal senso degli ex allievi, Sintema sta promuovendo momenti di incontro, supervisione e aggiornamento per coloro che desiderano mantenere un rapporto con la Scuola e approfondire la loro identità di counsellor.
Sintema ha messo a punto un programma di aggiornamento per il conesguimento del titolo di "Counsellor professionale avanzato", che è stato riconosciuto dal CNCP.
Il programma prevede un percorso di 850 ore costituitte da tirocinui guidati, supervisioni e seminari di specializzazione. La proposta è aperta anche a counsellor professionisti che si sono diplomati presso altre scuole.

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